
Il principale luogo comune sul giornalismo è legato alla notizia dell’uomo che morde il cane. Ecco, forse qui a Como ce l’abbiamo, questa notizia. Solo che non ce ne siamo accorti. Perché il Como 1907 che va a fare la spesa in casa del Milan, con i ventilati acquisti di Álvaro Morata e Malick Thiaw, rappresenta davvero una rivoluzione copernicana nei rapporti tra le società calcistiche.
Basterebbero due nomi. Il primo è quello di Stefano Borgonovo, di cui ricorrono tra l’altro i dodici anni dalla scomparsa. Poi c’è “Peter Pan” Marco Simone: talenti del vivaio azzurro, forgiati dal grandissimo Mino Favini, e poi approdati in rossonero a suon di miliardi (allora c’erano le lire), sganciati da Silvio Berlusconi.
Prima di loro, altri percorrevano la carreggiata sud dell’A9: si possono ricordare il portiere rigorista Antonio Rigamonti e il terzino Simone Boldini.
Allora il calcio Como era questo: con i prodotti del vivaio si finanziavano le promozioni dalla B e le permanenze in Serie A. Anni prima dell’avvento degli Hartono e del presidente Suwarso alla guida della società di viale Sinigaglia. Adesso, infatti, si è invertita la direzione di marcia. I campioni percorrono l’autostrada in direzione Nord, e i milioni di oggi – che sono i miliardi di allora – li caccia il Como 1907.
Ecco perché siamo di fronte all’uomo che morde il cane. Una volta arrivavano in riva al Lario giocatori delle grandi milanesi – e non solo – ma si trattava o di personaggi a fine carriera, di talenti non sbocciati, o di giovani mandati a farsi le ossa in provincia.
Un caso a parte è stato quello di Claudio Borghi, grandissima promessa del calcio argentino, spedito in prestito al Como perché Arrigo Sacchi, nel ruolo di terzo e ultimo straniero secondo le regole pre-Bosman, gli aveva preferito l’olandese Frank Rijkaard. Peccato che il sudamericano non trovava spazio nemmeno in maglia azzurra, con grande disappunto di Fabio Capello, che compariva al Sinigaglia per visionarlo.
Davvero altri tempi. Adesso magari si può immaginare che sia il Como a spedire a Milanello qualche giovane da svezzare. Perché la proprietà indonesiana sta cambiando la storia di una società provinciale, abituata a galleggiare tra la Serie B e i bassifondi della massima categoria.
E lo sta facendo per gradi, con una programmazione certosina: prima la promozione in A, poi la salvezza, quindi – una volta consolidata – la rincorsa a posizioni più prestigiose, con una serie di vittorie mai raggiunta prima dagli azzurri.
Ora siamo di fronte a un nuovo salto di categoria. Lo dimostrano i milioni – 41 o 45 che siano – stanziati per acquistare l’attaccante spagnolo e il difensore tedesco del Milan. Fatte le debite proporzioni, è come se il Como, negli anni ’90, avesse chiesto ai rossoneri Virdis e Filippo Galli: impensabile, allora.
E va detto che Álvaro Morata è stato l’acquisto di maggior prestigio della scorsa stagione rossonera. Poi, certo, le cose non sono andate come previsto. Anche Thiaw, fino al tormentato campionato appena concluso, era considerato uno dei migliori difensori centrali del nostro campionato.
A prescindere da come andrà la trattativa, siamo quantomeno di fronte al tentativo dell’uomo di mordere il cane.
E – animalisti permettendo, siamo pur sempre dentro i confini della metafora – potrebbe anche fargli male. Per i tifosi e il territorio comasco, invece, sarebbe solo un bene. Che Como sia “coi forti” lo aveva pronosticato già Giosuè Carducci. Ma non ditelo al sindaco Rapinese...
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