Il turismo sul lago si fa male da solo

Vasco Rossi cantava che “siamo solo noi che facciamo colazione anche con un toast, del resto”. Oggi sul lago di Como, possiamo aggiornare il brano “siamo solo noi che facciamo pagare due euro per dividere un toast, del resto”.

Quel che è accaduto in un pur apprezzato locale di Gera Lario e che, dopo la pubblicazione su “La Provincia”, sta facendo il giro del mondo, del resto, appunto, è una cosa unica. Un modo davvero per farsi male da soli come per quella “generazione di sconvolti senza più santi né eroi” descritta nella canzone di cui sopra dall’artista modenese di Zocca. Un territorio, peraltro, quello emiliano e ancor di più naturalmente, il romagnolo, dove i turisti sono trattati da decenni con i guanti bianchi. Sarà per quello che continuano ad affollare quelle zone che pure non offrono la bellezza icastica e decantata del nostro lago. Nei mitici anni ’80 quando il boom turistico a Como e dintorni era un desiderio, molti invocavano una consulenza romagnola per insegnarci ad attrarre i visitatori. Adesso servirebbe per farci entrare in testa come farli tornare e non mandarli via con uno scontrino che testimonia i due euro per la vivisezione del toast come principale ricordo e aneddoto da narrare ad amici e conoscenti.

Di certo il titolare dell’esercizio nell’alto Lago non l’ha fatto in malafede (anzi avrebbe potuto limitarsi a ritoccare il prezzo del pan carrè farcito senza dettagliare), e certo non è uso a speculare, come dimostra, nel medesimo scontrino, il caffè servito al tavolo per un euro e venti centesimi, ma si è reso conto del danno che ha arrecato all’immagine di questi luoghi? Altro che i due euro incassati per l’utilizzo del piattino e del tovagliolo supplementare. In tutta franchezza, non ce n’era bisogno perché, come abbiamo documentato anche sulle pagine del vostro quotidiano preferito, negli ultimi tempi l’immagine del lago è virata in maniera decisa dalle tinte rosa a quelle fosche su molti media nazionali. Anziché l’incanto dei luoghi si evidenziano i servizi inadeguati e i prezzi “ingordi” applicati ai generi di consumo. Certo, quello della divisione del toast è il più originale (chi scrive peraltro ha vissuto di recente l’esperienza di una pizza in due in una frequentata località turistica straniera senza aggravi e con piatto e posate supplementari) , ma non l’unico. Per carità, può essere che tutto questo non scalfisca chi arriva da queste parti con le saccocce piene e può permettersi di non badare a spese (non sono pochi invero). Anche su di loro, però l’immagine negativa in una società in cui ciò che appare è tutto, qualche effetto potrebbe sortire. Magari, comunque, ci basterebbero per realizzare una più che lusinghiera quota di Pil. Forse, addirittura, l’ipotesi di scoraggiare il turismo di massa con questi blitz potrebbe rappresentare una strategia non dichiarata. Perché forse non abbiamo neppure lo spazio fisico per accogliere tutti.

L’importante però sarebbe parlarne e decidere davvero cosa vuole fare da grande questo territorio. Si sa che il turismo da queste parti è cresciuto negli ultimi anni per lo più in maniera spontanea come certe piante che spuntano grazie ai semi portati da vento e non interrati dal coltivatore. A volte si rivelano essenze bellissime, altre creature infestanti. E comunque sarebbe meglio poter decidere cosa si vuole far crescere nel proprio orticello, anche per poterlo controllare. Cosa che, con ogni evidenza, non è stata fatta a Como sul lago per il turismo.

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