Locomotiva lombardia e vecchio macchinista

Certo, tra i due litiganti c’è sempre il terzo che vuole godere. Il terreno dello scontro, interno al centrodestra, è la guida della Regione Lombardia. La scadenza dell’attuale legislatura è prevista per il 2028, quindi ci sarebbe tempo per procrastinare la lite. Ma c’è chi pensa di far calare il sipario un anno prima, approfittando delle elezioni politiche per spostare l’attuale presidente, il leghista Attilio Fontana, da Palazzo Lombardia al Parlamento.

La guida della regione “locomotiva d’Italia”, dove però i treni vanno malissimo, è ambita. Innanzitutto da Fratelli d’Italia, forte di un consenso cresciuto in maniera esponenziale rispetto alle ultime regionali. Anche perché, dopo aver lasciato il Veneto al Carroccio, il partito della premier vorrebbe piazzare un suo “macchinista”, forse il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, civico d’area.

La Lega però, soprattutto a livello locale, non sembra avere alcuna intenzione né di fermare la corsa né di lasciare la cabina di pilotaggio. Le recenti pronunce contro il terzo mandato di quelli che, dopo l’avvento dell’elezione diretta, vengono chiamati all’americana “governatori”, precludono una ricandidatura di Fontana. Ma tra le truppe leghiste non mancano coloro che potrebbero ambire a conquistare una “greca” da generale, come Massimiliano Romeo, capogruppo dei salviniani al Senato. E a proposito del segretario, la partita lombarda è solo una delle tante spine che lo affliggono. Le altre si chiamano Vannacci, Ponte sullo Stretto bloccato dalla Corte dei Conti, spese militari nella manovra di bilancio e anche, se vogliamo, il quasi ex “doge” Luca Zaia, capolista in tutte le province venete nel voto del 23 e 24 di questo mese.

Ecco allora che Forza Italia, il terzo partner dell’alleanza, che in termini di consensi ,non in Lombardia, certo, potrebbe perfino diventare il secondo, tenta di infilarsi nelle pieghe della lite tra gli altri due alleati e spariglia.

Come? Con una specie di provocazione per voce del coordinatore regionale azzurro Alessandro Sorte: “Candidiamo Roberto Formigoni alla presidenza della Lombardia”, ha detto. E subito si è diffusa tra molti, amici e nemici del centrodestra, una piccola epidemia di alopecia a chiazze. Ma come, il Celeste? Ah, ecco, il nuovo che avanza... e poi con quello che ha combinato! Tutto vero e, comunque, probabilmente la sortita resterà fine a se stessa perché non ci sono le condizioni politiche. Però... Siamo sicuri che l’ex presidente non sia l’uomo giusto per esperienza e competenza politica? Oltretutto il suo debito con la giustizia l’ha saldato, finendo anche in carcere. E oggi Formigoni è un po’ come il geometra Calboni (fa anche rima), il personaggio di Fantozzi: un malnato, certo, ma, come rimarca la signorina Silvani, sua consorte e amore impossibile del ragioniere inventato da Paolo Villaggio, “era quel che era, ma a quest’ora stava già in piscina”. E anche il Celeste era quel che era, ma forse a quest’ora avrebbe tamponato i problemi di una sanità regionale che, bisogna avere l’onestà di ammetterlo, non è più quella di quando c’era lui, anche se magari non solo per questo.

Insomma, l’idea impossibile di rimettere in mano la locomotiva a chi l’ha già guidata, e per parecchi chilometri, potrebbe anche non essere sbagliata. E proprio per questo, con ogni probabilità, resterà un’idea impossibile. Però bisogna fare attenzione. Perché tra le locomotive c’è anche quella cantata da Francesco Guccini, che non fa una bella fine, anche se eroica.

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