Caldaie a cippato e bioenergia: un problema per l’ambiente? La lettera di 650 scienziati da tutto il mondo e i casi comaschi

Energia La possibilità di rendersi indipendenti dalla Co2 grazie alla produzione di bioenergia tramite caldaie a legna ha fatto gola a due territori della provincia di Como, i comuni di Erba e di Canzo. Tanti i dubbi sollevati sui progetti, sulla linea dell’appello di 650 scienziati da tutto il mondo

Produrre energia tramite la legna dei boschi pensando così di ridurre il consumo di gas potrebbe non essere la risposta migliore alla crisi climatica che stiamo vivendo: a spiegarlo è una lettera firmata da più di 650 scienziati di tutto il mondo. La richiesta, contenuta nella lettera che è stata indirizzata ai leader internazionali, compresi Joe Biden per gli Stati Uniti e Rishi Sunak per il Regno Unito, è quella di smettere di bruciare la legna ottenuta con l’abbattimento degli alberi.

I rischi derivanti dall’abbattimento di alberi

Secondo questi scienziati infatti intendere questa produzione di energia come alternativa alle energie fossili è un grande fraintendimento. L’abbattimento degli alberi non solo distrugge habitat essenziali alla sopravvivenza di specie animali e vegetali selvatiche, ma contribuisce anche ad influenzare negativamente il clima. Molti però sono i Paesi che oggi si appoggiano all’energia prodotta tramite la biomassa delle foreste. A leggere le parole degli scienziati che hanno firmato questo testo infatti: «la bioenergia è stata erroneamente considerata a zero emissioni, invece la miglior cosa da fare per aiutare il clima del pianeta e la sua biodiversità - sostengono - è lasciare le foreste così come sono, mentre la produzione di energia tramite biomassa fa esattamente l’opposto».

La lettera suggerisce ai leader mondiali di impegnarsi a proteggere il 30% della terra e del mare in più rispetto ad oggi entro il 2030, in occasione della Cop15, la quindicesima conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità. Eppure, stando ai ritmi attuali, entro il 2030 è possibile che l’energia prodotta tramite biomassa arrivi a costituire un terzo dell’energia prodotta a basse emissioni di carbonio, secondo un rapporto dell’International Energy Agency.

Il caso a Erba e Canzo

La questione sembra però essere più complessa di così: in Italia e in particolare in regione Lombardia esistono diversi finanziamenti pubblici che incentivano i territori e i Comuni ad avviarsi lungo la strada della bioenergia per rendersi indipendenti dal gas.

Il dato riguarda da vicino anche il nostro territorio e recentemente questo tema ha sollevato qualche polemica: il caso più eclatante è quello di Erba dove l’indipendenza dal gas è inseguita tramite il progetto di installare sette caldaie a cippato collegate a quattro centrali termiche, a servizio degli edifici pubblici. A sostegno del progetto, Regione Lombardia ha stanziato ben due milioni di euro, vista la prima posizione conquistata dall’amministrazione comunale di Erba tra tutti i richiedenti il finanziamento. Ma perché le caldaie funzionino serve la legna, legna che arriverà principalmente dal territorio del Comune di Barni: il fabbisogno annuo delle sette caldaie è di 12mila quintali di legna, di cui circa duemila arriveranno dai boschi del territorio erbese, i restanti 10mila da Barni.

Tra le critiche dei consiglieri di minoranza all’interno del consiglio comunale non sono mancate la possibilità di un aumento del traffico e dell’inquinamento, i costi di manutenzione e i rischi che potrebbero sorgere dalla dipendenza da un’unica fonte combustibile. Ma tra le paure più forti c’è anche quella per il patrimonio boschivo: da una parte infatti, se si andrà a reperire legna in zone boschive lontane dal Comune si finirà per incrementare l’impianto ambientale legato al trasporto, dall’altra si teme un incremento del Pm10.

Bisognerà quindi capire se, sulla linea di quanto espresso nella lettera firmata dai 650 scienziati da tutto il mondo, la possibilità di rendersi indipendenti dal gas e ridurre quindi sul territorio comunale le emissioni di Co2 (possibilità sostenuta e applaudita dalla Regione stessa), rischia o meno di comportare danni di pari entità all’ambiente.

Un altro esempio è Canzo, dove la proposta di realizzare due impianti a biomassa a servizio delle scuole, finanziati dalla Regione, ha suscitato diverse critiche. Il timore infatti è proprio quello che il significativo taglio degli alberi possa impoverire il territorio sotto diversi punti di vista: quello ambientale e quello turistico in primis.

Infatti, ogni anno, sono circa 100mila i passaggi sui sentieri che portano all’area dei Corni di Canzo, sentieri che potrebbero essere sensibilmente modificati da un intervento come quello che si renderebbe necessario per il funzionamento dei due impianti. Eppure, come si diceva, il progetto è finanziato dalla Regione stessa che lo ha premiato come secondo in graduatoria, per la possibilità che offre di trasformare degli impianti, ora a gas, a cippato con un risparmio notevole in termini di costo.

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A spiegarlo è proprio il sindaco di Canzo, Giulio Nava, che ha sottolineato come il costo attuale per la produzione di energia ammonti a 70 mila euro col rischio di subire un ulteriore incremento nel corso dell’anno: «In Regione abbiamo dimostrato delle minori spese e un impatto minore per quanto riguarda l’inquinamento analizzando le caldaie attuali e le prossime -e ha poi aggiunto - il piano di taglio è di competenza della Comunità montana del Triangolo Lariano, non ci sarà alcuno scempio, si andrà a fare una manutenzione dei boschi e ciò porterà anche a una loro tutela».

Sono sette invece gli impianti a biomassa proposti per il territorio comunale di Erba: anche in questo caso si tratta di caldaie a cippato e anche in questo caso a finanziarle sarà Regione Lombardia, con due milioni di euro.

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