Case vacanza, la sentenza del Consiglio di Stato: «I Comuni non le possono regolamentare»

Turismo La decisione dei giudici su un ricorso contro il Comune di Sirmione è un precedente. Majeli (RentAll Como): «Più edilizia pubblica». Maviglia (My Home in Como): «Scelta legittima»

Como

Una sentenza del Consiglio di Stato contro il Comune di Sirmione ha stabilito che in Lombardia non spetta alle amministrazioni comunali occuparsi della gestione degli affitti brevi. «Era ora - commenta Simone Majeli, amministratore di RentAll Como, una delle principali società di gestione case vacanza in città -. Da tempo ormai diciamo anche qui a Como che non spetta agli imprenditori occuparsi dei problemi sociali e questa sentenza mette un punto importante sulla questione».

Crisi abitativa in città

La crescita del numero di case vacanza (al momento i posti letto di questo tipo a Como sono 7.500 circa) è stata seguita da una diminuzione sul mercato delle case disponibili per affitti a lungo termine, con conseguenti difficoltà da parte di lavoratori, studenti e famiglie nel trovare soluzioni abitative in città.

«Servono soluzioni pubbliche a questi problemi però - ribadisce Majeli - a partire dall’edilizia pubblica, visto che il numero di case vacanza è di molto inferiore al numero di immobili pubblici sfitti». Ma è proprio di questi giorni la notizia di un progetto di legge depositato dal gruppo regionale del Pd che propone una soglia oltre la quale, nei Comuni in cui il fenomeno è più sentito, possano scattare limitazioni agli affitti brevi. Ne parla il consigliere regionale comasco del Pd, Angelo Orsenigo: «Il testo di legge si ispira all’esperienza della Toscana e intende offrire ai Comuni strumenti concreti per governare il fenomeno, senza criminalizzarlo, ma fissando regole chiare. Una proposta che si inserisce in modo coerente nel solco della nostra iniziativa legislativa nazionale, attualmente all’esame del Senato, a firma del senatore Franco Mirabelli, e in linea con le proposte nate dalla società civile, come quella di “Alta tensione abitativa” a Venezia».

Orsenigo come esempio cita proprio il caso di Como «dove l’overtourism sta compromettendo l’equilibrio del mercato immobiliare e la qualità della vita dei residenti». Eppure, lo stesso sindaco Alessandro Rapinese, in passato, commentando la situazione in città aveva detto: «Il privato faccia dei suoi beni che si è pagato e su cui paga cospicue tasse quello che ritiene». Tanto che, alle varie richieste di trovare una soluzione normativa, l’amministrazione comunale comasca non si è mai resa disponibile.

La sentenza contro il Comune di Sirmione che ora sembra destinata a fare scuola in Lombardia, si riferisce a un ricorso proposto contro il regolamento con cui, nel 2022, il Comune aveva disciplinato le case vacanza con la richiesta di ulteriore documentazione rispetto a quella già prevista per legge. Nella sentenza i giudici ricordano la legge regionale 27 del 2015, che si occupa di politiche in materia di turismo e che attribuisce ai Comuni «compiti di vigilanza e controllo, compresa la lotta all’abusivismo, sulle strutture ricettive, incluse case e appartamenti per vacanze». Quella legge però, specificano i giudici, «non riconosce alcuna potestà regolamentare» ai Comuni, ce quindi non prevede sulle case vacanza «poteri prescrittivi ed inibitori della pubblica amministrazione».

«Una lotta politica»

«Ma intorno agli affitti brevi, in questi anni, si è scatenata una lotta politica - commenta Daniela Maviglia, amministratore di My Home in Como, - e basta vedere chi sono le città in testa a queste battaglie, ovvero Firenze e Bologna, per rendersene conto». La posizione del Consiglio di Stato per Maviglia è «legittima e tutela i diritti dei proprietari che spesso sono anche residenti degli stessi Comuni in cui si trovano le loro case vacanza».

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