«Affidabilità ed esperienza. Il primo atto? L’ex ticosa»

Adria Bartolich è candidata per due liste civiche “Il bene Comune” e “Civitas”.

Adria Bartolich si è definita fin dal primo giorno la “candidata sindaca popolare” e ha deciso di correre con due liste civiche (Il bene Comune e Civitas) che la sostengono non riconoscendosi «nel metodo» e nel programma della coalizione di centrosinistra.

Partiamo dalla cosa più facile. Perché ha deciso di candidarsi con due liste civiche?

Ho deciso di candidarmi dopo diversi anni in cui me lo chiedevano perché vedo questa città ferma da tanto tempo. Non nel senso che non si è fatto nulla, ma rispetto ai gloriosi tempi di qualche decennio fa, quando era presa anche come modello, adesso è una città che ha seri problemi.

E quali sono?

Si va dalle cose più piccole come le manutenzioni ordinarie a quelle più grandi come gli interventi straordinari e, ancora, a temi che sono nel degrado da anni, come l’ex Baden Powell, Palazzo Natta, Ticosa e Politeama.

Perché secondo lei?

È una città in cui non si riescono a fare delle scelte. Credo qui ci sia una mentalità diversa dalle altre città lombarde, nonostante il reddito pro capite alto che la colloca nelle prime 20 città d’Italia, fa fatica a ripartire dopo la crisi del 2008, non riesce a darsi una vocazione e il comparto tradizionale arranca anche se in ripresa. Credo che ci siano anche ragioni storiche, come nell’Inferno dantesco a gironi, qui ci si parla addosso senza fare squadra. Qui ogni gruppetto fa squadra per sé e l’abbassamento del livello della politica non aiuta per questo, quando hanno molto insistito, ho deciso di mettermi a disposizione con la mia esperienza.

La prima cosa da fare subito?

La Ticosa perché darebbe il segno della rinascita. Le paratie, spero ce la facciano a completarle a questo punto.

Ha detto Ticosa. Cosa vuol fare in modo da garantire tempi stretti?

Diventerà un grande parco verde a disposizione della città e nell’unica parte non bonificata, che è il 10%, un parcheggio da 350 posti per non spendere gli 8 milioni di euro per rimuovere i materiali. Ristrutturazione per la Santarella da mettere a disposizione dell’università con anche una biblioteca universitaria. Poi impianti sportivi aperti a tutti per il quartiere e una pista di skateboard.

Il modello sono i parchi inglesi e americani?

Sì, campi sportivi a disposizione di tutti, con un passaggio coperto per arrivare alla Spina Verde, un collegamento con il cimitero a piedi e poi una casa delle associazioni perché non trovano spazio e, in più, garantirebbero il presidio dell’area. Non escludo attività ludiche compresa, se richiesta, una discoteca. Tutto a servizio della città.

E le piccole cose?

Togliere le buche dalle strade sarebbe già una bella cosa. Come rifare i segni delle piste ciclabili: non servono marciapiedi, ma lavorare con grande accuratezza. Vivo con fastidio l’ambientalismo radical chic che guarda al mondo senza pensare alle esigenze delle persone.

Le auto dal centro vanno tolte?

Io sono per fare le cose in modo progressivo e ragionevole. Se i mezzi pubblici non sono sufficienti, non arrivano ovunque e non sono disponibili in qualsiasi orario, non è che chi prende l’auto sia un distruttore d’ambiente.

Insomma, chi usa l’auto non è un criminale...

No. Faccio un esempio: accanirsi con chi ha l’auto vecchia, e saranno 30 in tutta la città, è una visione ideologica e non pratica. Io sono per l’ambientalismo ragionevole e per l’ambientalismo per tutti, non per pochi.

Passiamo ai parcheggi. Ne servono altri?

Solo in Ticosa tra quelli creati dalla giunta attuale e i nostri sarebbero diverse centinaia. La verità è che mancano parcheggi nei posti congestionati. Prima, quindi, vanno decongestionate le zone. Io non riempirei di autosili la città perché attraggono traffico, ma per prima cosa alcune funzioni andrebbero decentrate, in modo da non peggiorare la situazione qualitativa fuori dalla convalle. Poi noi abbiamo proposto il bus gratuito per i ragazzi con meno di 19 anni, ma certo è che i mezzi pubblici vanno potenziati e raccordati tra loro.

Sul turismo avete lanciato il “Como lake pass” anche in ottica di riduzione delle code.

Si tratta di pacchetti per turisti acquistabili on line con una serie di servizi con mezzi di trasporto, funicolare, musei, eccetera e con costi variabili a seconda delle attività incluse. Questo decongestiona le biglietterie assediate dalle code e dà un servizio al turista che, una volta arrivato in città, deve sono pensare a divertirsi. Andrà creata una piattaforma, ma non parliamo di una cosa complicata. Viene fatta in tante città e credo si possa sperimentare anche a Como.

C’è un continuo dibattuto tra il turismo “mordi e fuggi” e quello più ricercato. Qual è la sua idea?

Venezia aveva entrambi, per un certo periodo quello “morti e fuggi” è stato devastante con la gente che arrivava in bus, con il panino in mano e mangiava sui gradini dei ponti. Una città deve avere un’offerta varia anche per le visite in giornata, ma con una ricaduta positiva sulla città. Io non sono contraria al turismo di lusso, ma se si scende dagli hotel a 5 stelle non sempre i servizi sono all’altezza dei prezzi. Se si vuole spalmare il turismo su tutto l’anno convincendo la gente a restare più giorni, ci deve essere un’offerta culturale più alta. Gli standard qualitativi devono essere sempre di grande livello, sia per chi può che per chi ha meno soldi.

Cosa pensa delle grandi mostre?

Premesso che ci sono agenzie che offrono pacchetti con alcune opere di pregio e altre minori, io credo che se organizzate bene e con l’aspetto didattico molto presente, siano utili. Non sono contraria. Credo sia necessario far funzionare meglio il Centro Volta, implementarlo su ricerca, alta formazione, convegnistica e promuovere iniziative per le scuole. Lo spettacolo è una parte, così come lo è la mostra. Abbiamo in giro archivi che non trovano posto, ecco un palazzo che li riunisca potrebbe essere un’idea positiva.

Lei ha annunciato un assessore con delega alla Semplificazione. È così importante?

È vitale. L’Italia è un Paese con competitività bassa e fa fatica a riprendersi per l’eccessiva burocrazia e questo ha un costo economico. Digitalizzare non vuol dire duplicare una procedura, ma togliere pratiche per soggetti economici, professionisti e cittadini perché non si può perdere tutto questo tempo in “stupidate”.

Patrimonio e case comunali.

Non possono essere lasciate nelle condizioni in cui sono adesso. Non dimentichiamo che anche chi abita in una casa popolare paga l’affitto e ha diritto a uno spazio decoroso.

Lei si è definita la “candidata sindaca popolare”. Ha trovato riscontro a questo nei suoi giri nei quartieri?

Non ho fatto giri speciali, ho incontrato associazioni, ma io non mai smesso di fare attività di servizio. Mi porto a casa le tante persone che mi dicono, “io mi ricordo di lei, mi ha aiutato quando avevo bisogno”. Mi riconoscono un servizio svolto in questi anni e questo è molto gratificante. Non ho avuto bisogno di fare grandi cose, ho un lavoro di cinquant’anni alle spalle.

Qual è il suo obiettivo minimo?

Il mio obiettivo massimo è diventare sindaco e il minimo fare un discreto risultato, dal 10% in su credo lo sia.

C’è un avversario che teme di più?

Temo poche cose.

Perché votare Adria Bartolich?

Perché conosco la città bene, ho lavorato talmente tanto in questi anni che credo di poter dare un senso di affidabilità. Non sono mai sparita e sono sempre stata a disposizione. E ancora perché ho maturato competenze abbastanza solide e ho un sistema nervoso a prova di bomba, necessario per fare il sindaco.

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