Alberghi in difficoltà: «Alloggi introvabili per gli stagionali»

Paradossi Caro affitti a Como, protesta nel settore: «Solo case vacanza, il nostro personale dove va?». «C’è chi costruirà abitazioni per i propri lavoratori»

Il boom del turismo sta mettendo in difficoltà... gli albergatori. Complici gli affitti alle stelle in città, infatti, è diventato difficilissimo trovare personale disponibile a firmare contratti stagionali per lavorare a Como nel turismo.

Sembra un paradosso, ma secondo gli imprenditori del settore l’eccessivo proliferare delle case vacanza ha ridotto il numero degli appartamenti in affitto a prezzi “normali” e quindi appetibili per il personale in servizio presso hotel e alberghi. Inservienti e camerieri al netto dei loro stipendi non possono permettersi di pagare canoni mensili costosi. Le soluzioni abitative sono ormai introvabili in centro.

A sollevare il problema sono gli stessi albergatori. «E’ vero, anche noi imprenditori cerchiamo case in affitto per i nostri dipendenti – spiega Antonio Corbella, titolare dell’albergo Tre Re – e non è per nulla facile. Chi non ha un contratto a tempo indeterminato, per esempio i tanti stagionali, non trova quasi mai risposte positive».

Ci sono albergatori che stanno acquistando intere casse da offrire ai loro dipendenti a canone agevolato. «Confermo, diversi colleghi stanno acquistando abitazioni e terreni – dice Luca Leoni, il presidente degli albergatori comaschi – il problema è serio e incide fortemente sul comparto. Succede così almeno nei centri storici più turistici, quindi sul nostro lago di certo a Como e a Bellagio. Il proliferare delle case vacanza ha azzerato la disponibilità di affitti a 400, 500 euro al mese, a costi quindi sostenibili per i lavoratori del nostro settore». Il caro casa tiene già lontani da Como infermieri, insegnanti, postini, dipendenti comunali, tutti lavoratori del ceto medio che il territorio fatica a trattenere. Nell’elenco però sono compresi anche i dipendenti del comparto turistico.

Le scelte dei proprietari

«Sì perché già è complicato trovare manodopera – commenta ancora Leoni – il cittadino medio che ancora abita in città e nell’hinterland non è disposto a fare questo genere di mestieri, perciò a noi serve attrarre da fuori inservienti e addetti. Ma anche quando riusciamo ad assumere nuovo personale per tenere aperte camere e ristoranti non riusciamo a convincerli a restare, perché non ci sono abitazioni accessibili. Giustamente i cittadini comaschi proprietari di casa decidono di affittare tutti ai turisti stranieri. Del resto così in una settimana incassano quel che prima ricavavano in un mese intero. Dovevamo governare per tempo questo fenomeno».

Alcuni alberghi stanno riconvertendo degli spazi interni prima adibiti a servizi e aree relax per farli tornare ad essere camere per i dipendenti. Altri come detto acquistano case da mettere a disposizione a camerieri e inservienti neoassunti, anche nei paesi confinanti con il capoluogo.

L’analisi

«Questa città sta respingendo progressivamente la classe lavoratrice e le nuove famiglie – riflette Bruno Magatti, ex assessore comunale – il tema della casa è di primaria importanza per il futuro della nostra comunità. Non manca solo agli ultimi, il centro e i quartieri meno periferici sono ormai inaccessibili per ragioni di costi. Se Como vuole crescere deve cercare di controllare questo processo. Stiamo assistendo ormai ad un effetto Venezia, il turismo sta espellendo dalla città i comaschi».

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