Como San Giovanni, stazione di riferimento dei turisti, tutta da potenziare: bagni rotti, sporco e servizi carenti

La denuncia I problemi della principale stazione di Como. Ascensori fermi, niente bus e infopoint chiuso alle 17 e a lungo termine c’è l’idea di trasformarla in capolinea

Como San Giovanni, la stazione è sempre al capolinea. Chi frequenta ogni giorno il principale scalo cittadino lamenta poca attenzione, incuria, mancate pulizie e servizi non sempre all’altezza. Eppure nelle intenzioni di Trenord la nostra fermata dovrebbe diventare il capolinea della direttrice per Milano, lasciando fare poi la spola fino a Chiasso ai treni ticinesi Tilo.

Il motivo è tecnico: i nuovi treni Caravaggio a due piani non passano dalla galleria di Monte Olimpino, mentre i vecchi convogli spesso vanno in tilt.

Rifiuti sulle sedute esterne e panchine piene di rovi

Treni a parte l’impressione, sostengono i pendolari, è che la stazione di San Giovanni non sia stata negli ultimi anni adeguatamente potenziata. Anche nei dettagli. Subito fuori dall’uscita principale c’è un cumulo di sacchi di rifiuti parecchio alto non ritirato da giorni. Sulle sedute esterne ci sono spesso sistemati dei cartoni, usati come giacigli, mentre le panchine sono occupate dai rovi.

Il pavimento interno è macchiato dai piccioni, e i servizi igienici sono off limits: il pianale rischia di crollare e una striscia bianca e rossa avverte del pericolo. L’ascensore al binario 4 è sempre fuori uso, manca da due anni il collaudo.

Biglietti da vidimare a mano

Vicino alle biglietteria invece da mesi sono state installate due postazioni, dove i viaggiatori che hanno comprato dei titoli di viaggio di carta devono vidimare a mano con una penna i vecchi, tradizionali biglietti, i pochi rimasti ancora in commercio. Non il massimo della tecnologia. Fatto sta che in entrambe le postazioni hanno rubato la penna, che era legata a un filo. Restano comunque appese le istruzioni, anche in lingua inglese, per evitare di prendere la multa.

Le linee del bus spostate, ma non ben segnalate

A proposito di inglese, chi dovesse scendere a San Giovanni, volendo prendere un bus, deve capire da un foglio A4 non troppo visibile che molte linee sono state spostate in piazza Matteotti. Complici i lavori alle paratie, per fare il cambio occorre attraversare un bel pezzo di città, a piedi sotto il sole e con le valigie.

Un viaggio che inizia con le lunghe scalinate, non adatte ai trolley. Niente navette, personale di servizio, istruzioni. Inutile dopo certe ore sperare che ci sia un taxi. E dire che ogni giorno d’estate qui sbarcano migliaia di turisti. Turisti che possono sì domandare ai gentili e preparati operatori dell’infopoint. Questo riferimento, sistemato in un ambiente poco comodo, però chiude i battenti già alle 17, anche nei giorni festivi. Nel 2015 Rfi e il Comune hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per riqualificare e potenziare la stazione.

Complici i problemi con un’azienda e la pandemia, le opere, per esempio alle banchine, sono andate a rilento, ma poi sono state concluse. Solo che all’epoca della firma si era parlato di «un centro servizi polifunzionale per le informazioni turistiche legate anche a un sistema innovativo di servizi digitali e di servizi di micrologistica per i viaggiatori, deposito bagagli, trasporto piccole merci, bike rental, esposizione di prodotti di eccellenza del territorio». Una vetrina rimasta solo sulla carta.

Lo scalo unico

«Il progetto per costruire una stazione unica Como- Chiasso è ormai archiviato – commenta il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni - sarebbe stato una garanzia per far fermare sul nostro territorio di confine i treni a lunga percorrenza. Che invece rischiano di viaggiare oltre. Sul capolinea a Como non sono un tecnico, ma non mi pare un passo avanti fare il cambio per proseguire in Svizzera. Il Ticino per potenziare servizi e infrastrutture della stazione di Chiasso ha speso più di 200 milioni di euro».

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