Fuga dei sanitari: c’è l’indennità per chi è sul confine

Finanziaria Nella bozza del documento economico un premio che dovrebbe aggirarsi sui 750 euro

Un’indennità per gli infermieri e i medici al lavoro vicino alla Svizzera per cercare di frenarne la fuga verso l’estero.

La prima bozza della legge di bilancio, da sottoporre ai due rami del Parlamento e in attesa dei decreti attuativi e di un dialogo con le Regioni, contiene un bonus molte volte richiesto dai lavoratori del comparto sanità in forze nelle province di confine. In sostanza l’articolo 50 chiede un contributo, da assegnare alla Regione di residenza, ai lavoratori frontalieri che abitano in Svizzera ma utilizzano il nostro sistema sanitario.

Esclusi gli Osa

Una quota del salario compresa tra il 3% e il 6%, dice l’articolo, «è destinata al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine in particolare a beneficio del personale medico e infermieristico sotto forma di premio di frontiera». Non sono per ora compresi nella misura gli assistenti e gli operatori sociosanitari.

Per capire quali territori beneficeranno di questa misura occorre attendere i decreti attuativi, per una finanziaria che deve comunque ancora essere discussa, emendata e votata da Camera e Senato. Alle Regioni, non solo la Lombardia, ma anche il Piemonte, toccherà poi stabilire e calcolare l’ammontare di questo bonus o premio di frontiera.

Le prime proiezioni riportano circa 750 euro lordi al mese in busta paga, ma sono conti che è ancora prematuro fare. I parlamentari di maggioranza, in particolare i leghisti vicini al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, assicurano comunque che l’articolo in bozza passerà perché è blindato e faranno di tutto per difendere questa misura. Anche al netto di possibili differenze salariali con i colleghi del resto d’Italia.

Di sicuro la finalità della proposta, scritta nero su bianco, è evitare che i sanitari oggi presenti nei nostri ospedali e nei nostri ambulatori vadano per convenienza economica a lavorare sopra a Chiasso. Oltre frontiera lo stipendio è circa il triplo. In un momento storico in cui ci sono tanti pensionamenti e pochi neolaureati.

Il bonus per i sanitari di frontiera a Como era stato più volte proposto dai sindacati, la Uil del Lario ha promosso anche una raccolta firme. Il tema è stato rilanciato dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso che ha assicurato, durante una visita al Pronto soccorso del Sant’Anna, che avrebbe portato il tema sui tavoli del governo.

Corsie vuote

A Como e provincia manca circa un medico di famiglia su tre e ci sarebbe bisogno di almeno 200-300 infermieri in più per far funzionare tutti i servizi negli ospedali, sul territorio e nelle Rsa.

«Se davvero questa misura andrà a buon fine ben venga – commenta Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como – non so se sarà sufficiente a frenare l’esodo verso l’estero, ma è comunque un segnale d’attenzione verso i nostri territori. Certo, mi piacerebbe ci fosse più attenzione per tutto il sistema sanitario pubblico oggi in crisi. I sanitari emigrano anche dal Veneto e dall’Emilia, i loro salari sono uguali».

«È ancora presto, ma forse ci siamo – dice Giuseppe Chindamo, presidente dell’Ordine degli infermieri di Como – l’auspicio è che grazie a un incentivo sugli stipendi si possa evitare una fuga degli infermieri dal territorio. Da mesi domandiamo questa misura e questo è un primo concreto passo avanti, in attesa del rinnovo del contratto nazionale. La bozza di legge di bilancio vede alcuni passaggi che troviamo molto interessanti per la nostra professione, ad esempio la proposta di incremento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive».

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