Rebbio, Prestino e Breccia senza medico: raccolte 400 firme, 800 pazienti in attesa

Sanità Uno è andato in pensione e gli altri hanno raggiunto il massimale degli assistiti - Asst Lariana: «Possibilità di sfondare il tetto dei malati per garantire cure ai più fragili»

Rebbio, Prestino e Breccia senza medici con disponibilità di posti: consegnate 400 firme all’Asst Lariana, che autorizza in via eccezionale i professionisti rimasti - se lo vogliono - a superare il massimale di pazienti per accogliere gli assistiti fragili. In pochi giorni la petizione lanciata da un gruppo di residenti ha raccolto centinaia di sottoscrizioni. Vista la concomitanza di un prossimo concorso per medici di medicina generale, i proponenti hanno subito voluto consegnare la raccolta firme all’ex azienda ospedaliera.

L’alternativa in centro

Andato in pensione il dottor Severino Rossetti, quasi 1800 pazienti sono rimasti senza medico di base. Gli altri medici presenti nei quartieri (di cui uno soltanto nella popolosa Rebbio) hanno tutti raggiunto il massimale di assistiti. L’unica alternativa è prendere un medico in centro città o andare a San Fermo e a Cavallasca, una soluzione però molto scomoda per gli anziani. «Abbiamo incontrato i referenti dell’Asst Lariana – racconta Rosanna Failla, prima firmataria della petizione – e ci hanno assicurato di aver fatto tutto il possibile per convincere qualche medico ad aprire un ambulatorio nei nostri quartieri. Non possono però obbligare nessuno, i medici di famiglia sono liberi professionisti, non dipendenti. Per tanti assistiti però non avere più un curante libero tra Rebbio, Breccia e Prestino è un problema serio. Ci sono tanti anziani, invalidi e cronici senza riferimento».

Il trasferimento

Un gruppo di residenti sta cercando di convincere dei medici in servizio in centro a trasferirsi a Rebbio o a Prestino. «Ai firmatari della petizione abbiamo spiegato che non abbiamo potere decisionale - spiega Giuseppe Carrano, direttore del distretto sanitario di Como – I medici di famiglia non sono dipendenti. Dei pazienti del dottor Rossetti circa 800 sono ancora da sistemare, ma nelle altre zone della città i medici di famiglia possono ancora seguire 3700 assistiti. Il problema della distanza può porsi per gli anziani cronici. Quindi per aiutare i malati fragili di Rebbio e Breccia abbiamo dato la possibilità in deroga ai medici di famiglia che vogliano accettare di superare il massimale e farsi carico di più pazienti».

La Regione ha da poco aperto un bando per medici di medicina generale, nella nostra provincia restano da coprire 117 ambulatori su circa 300. I nuovi medici dovrebbero prendere servizio tra maggio e giugno, ma non è detto che arrivino tante domande . «A mio parere un obbligo però bisognerebbe inserirlo – dice Paolo Iaria, l’unico medico in servizio a Rebbio – serve una clausola per coprire i quartieri a sud est della città, Asst e Regione devono pensare a vincoli e incentivi. Io offro ai giovani medici la disponibilità del mio ambulatorio e sono pronto a condividere segretaria e infermiere di famiglia. È urgente, senza il collega Rossetti ci sono tanti anziani che non hanno curante non riuscendo a spostarsi in autonomia verso il centro». «Nei contesti cittadini non esistono incentivi per aprire ambulatori in determinati quartieri – spiega Massimo Monti, segretario provinciale della Federazione medici di medicina generale – come invece accade per le zone disagiate, in montagna o nell’alto lago. Un aiuto potrebbe arrivare dal Comune. Se mettesse a disposizione una struttura per ospitare una nuova medicina di gruppo. Dove esiste una medicina di gruppo l’assistenza entra più difficilmente in sofferenza».

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