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Mercoledì 13 Agosto 2025
Bigi, mente de “Il signore degli anelli”. In corsa per il premio effetti speciali
Il personaggio Supervisor comasco, è tra i selezionati per gli Emmy Awards 2025. «Sono legato alle mie origini, ma mi sono reso conto che dovevo partire per fare carriera»
Daniele Bigi, 47 anni, di Como, è supervisor dell’Industrial Light & Magic di Londra, una delle più celebri e importanti aziende nel campo degli effetti speciali digitali del mondo, parte della Lucasfilm, sussidiaria di The Walt Disney Company. Insomma è a tutti gli effetti un “cervello in fuga” che ha supervisionato in questa struttura, nel caso dei “Fantastici 4”, circa 200 persone, ed è in corsa agli Emmy Awards 2025 per i migliori effetti speciali per “Il signore degli anelli” (Prime Video).
Percorso
Laurea in disegno industriale al Politecnico di Milano e poi esperienze ad Atlanta, Bangalore, Berlin Film Company, Bristol, l’approdo a Londra alla Framestore e alla Moving Picture Company fino all’Industrial Light & Magic, fondata da George Lucas.
Com’è nata questa passione? «La passione per gli effetti speciali – racconta Bigi – è nata quando ho iniziato a vedere negli anni Ottanta film come ‘Jurassic Park’ e ‘Terminator 2’, in cui era chiaramente visibile l’utilizzo della computer grafica 3D”. Quando giocavo ai videogiochi su Amiga o Commodore 64, già cercavo di capirne la grafica, allora ancora 2D. Ho cominciato poi a leggere e a studiare molto i software che venivano utilizzati. Sono andato all’università e al terzo anno c’è stato un corso abbastanza avanzato di computer grafica 3D: ho studiato molto più in dettaglio di quello che richiedeva l’esame. La sera mi mettevo a fare test e a sperimentare col mio computer. Infine ho fatto una tesi sulla computer grafica 3D che è stata pubblicata da Mondadori e da lì è partita la mia carriera».
«Italia indietro»
Si può considerare un cervello in fuga? «Quando ho iniziato gli studi di computer grafica in Italia il nostro Paese era molto indietro rispetto a quello che veniva fatto in America o in Inghilterra, in questo senso mi considero veramente un ‘cervello in fuga’, perché mi ero reso conto che i progetti erano eccessivamente di basso livello rispetto alla mia ambizione. E poi c’erano i soliti problemi un po’ italiani, partivano progetti che poi non andavano avanti oppure non ti pagavano per le tue capacità. Così capii che era meglio scappare dall’Italia. Niente comunque contro il mio Paese, ero contentissimo di Como come di Milano, sono andato via perché mi sono reso conto che non c’era la possibilità di fare carriera. Oggi però è diverso, perché ci sono molte più produzioni anche importanti in Italia, ci sono più studi che lavorano anche a serie tv, quindi l’accesso per i giovani che vogliono occuparsi visual effects è incredibilmente più facile».
Qual è l’ultima frontiera degli effetti speciali? “Riprodurre il volto umano, perché è comunque ancora difficile fare un attore totalmente digitale. Si capisce sempre che c’è qualcosa di anomalo, di finto. Il fatto è che tutti noi siamo incredibilmente bravi a capire le espressioni umane, perché nella vita ci interfacciamo milioni di volte guardando il volto delle persone. Per fare la luce che colpisce la pelle umana, ovvero i fotoni che entrano nella pelle e poi ne escono per un fenomeno che si chiama scattering, ci sono voluti 10 anni di ricerca. A questo bisogna aggiungere l’animazione, ovvero come far muovere un volto umano che ha tanti e complessissimi muscoli. A cambiare le cose non sarà più, probabilmente, la computer grafica 3D, ma i modelli di ‘generative Ai’, cioè i “generative video”».
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