Noi che parliamo ai ghiacciai: «sono giganti in movimento»

Intervista Lo studio dei cambiamenti climatici in alta montagna in Svizzera è affidato alla rete di monitoraggio Glamos. Ne parla Andrea Bauder: «Negli ultimi vent’anni hanno sofferto molto, stavolta ha pesato la scarsità di neve»

È scienza, che sa essere anche poesia. Il ghiacciaio è un gigante che sembra immobile, ma si muove, eccome. Che chiede la nostra attenzione perché il nostro futuro è connesso. Lo sa bene Glamos, la rete di monitoraggio dei ghiacciai nella Confederazione elvetica che documenta in modo sistematico le variazioni a lungo termine dei ghiacciai nelle Alpi svizzere. Un lavoro di équipe tra ETH Zurich e le Università di Friburgo e di Zurigo in stretta collaborazione con la Commissione di esperti criosfera (CEC). Ne parliamo con Andreas Bauder, che è coinvolto con ETH Zurich.

Che cos’è prima di tutto Glamos e da quanto tempo monitora i cambiamenti dei ghiacciai? Ben prima dell’emergenza climatica, si può dire?

Sì, l’impegno di Glamos risale già a oltre cento anni fa. Sebbene non con questo nome, Glamos, ma nel 1869 il primo gruppo stava già cominciando a studiare i ghiacciai. Ai nostri giorni l’obiettivo di Glamos è quello di documentare soprattutto le variazioni che stanno avvenendo e non è un servizio localizzato solo nelle università. Nel senso che non ci occupiamo solo di ricerca, bensì di diffondere con i nostri stakeholder, dagli uffici federali ai politici che hanno bisogno di basi per prendere decisioni.

Create, con i vostri dati, consapevolezza insomma?

Esatto, all’inizio forse erano in particolare le persone che avevano un certo interesse scientifico. Non è più così, perché attualmente i documenti su quanto sta accadendo, sui cambiamenti che sono in corso, interessano sempre più. La diffusione dei report iniziò nel 1880, oltre 140 anni fa

Voi misurate caratteristiche come il bilancio di massa o il cambiamento del volume del ghiaccio. Come sono mutati dunque i ghiacciai svizzeri negli ultimi dieci anni?

Negli ultimi dieci, ma anche vent’anni i ghiacciai hanno davvero sofferto. Ci sono stati alcuni cambiamenti significativi a metà degli anni Ottanta. I ghiacciai hanno iniziato a perdere massa, sostanzialmente. Negli ultimi vent’anni, nella maggior parte dei casi c’è stata una perdita tra l’1% e il 3% del volume totale ogni anno. Cambiamenti veramente drastici. Insomma, la perdita c’era già ma non a questo punto.

Abbiamo lanciato uno sguardo lontano nel tempo. Ma che cosa è accaduto nell’ultima estate? Ci sono stati collassi o episodi che hanno visto coinvolti i ghiacciai a causa dei rapidi cambiamenti?

Esaminando l’evoluzione, anche dell’ultimo anno, possiamo venire a capo della combinazione di diversi fattori. Innanzitutto la scarsa quantità di neve, specialmente nella zona Sud delle Alpi. Un fattore reale anche nel versante italiano, non solo nella parte svizzera quindi: qui c’è un deficit molto più severo nell’accumularsi della neve.

Di solito questa copre i ghiacciai in primavera, mentre quest’anno si stava già sciogliendo rapidamente. In Europa lo scioglimento sta andando avanti, molto velocemente. A metà luglio abbiamo già raggiunto la stessa quantità di neve sciolta che avevamo riscontrato solitamente a tutta l’estate lo scorso anno e allora stavamo ancora aspettando settimane di caldo e siccità. Proprio perché la primavera era già calda e secca. Ci aspettiamo a questo punto un quadro come quello del 2003, in parte. In parte perché questo inverno è stato deficitario in fatto di neve, quindi questo va considerato nel paragone con diciannove anni fa.

Quindi la differenza rispetto a quell’anno fissato nelle cronache è proprio nello scioglimento della neve. Difficile fare previsioni, in questo contesto anche per intercettare eventuali segnali preoccupanti dai ghiacciai?

Cerchiamo di fare alcune osservazioni durante questa stagione per svolgere anche analisi in tempo reale sull’evoluzione, ma le misurazioni si fanno a settembre di solito per avere la fotografia annuale. L’estate è ancora in corso.

Naturalmente abbiamo ghiacciai che sono più vicini al punto di sciogliersi, ci sono dei segnali sul fatto che alcuni stanno per sciogliersi completamente, ma ripeto, è difficile dire quando questo avverrà.

Con lo scioglimento sono emersi anche ritrovamenti di reperti e resti umani risalenti a decenni fa, “restituiti” dal ghiacciaio. Come accade?

Dobbiamo tenere in mente che il ghiacciaio guadagna massa nella parte superiore che poi lentamente scende in quella inferiore quando si scioglie. Se perdi qualcosa sul ghiacciaio, alla fine verrà trovato in un punto più basso.

L’emergenza climatica è una minaccia a tutti noi e purtroppo ciò che è accaduto quest’estate sulla Marmolada ne è una prova drammatica. Voi non avete avuto per fortuna casi simili.

Non quest’anno, non si sono verificati incidenti come il caso della Marmolada. Difficile fare statistiche sull’effettivo aumento di eventi come questo. In Svizzera non abbiamo avuto incidenti simili, ma il più famoso è avvenuto nel 1965. Allora una valanga si abbatté sul luogo dove si stava costruendo una diga.

Fu la tragedia di Mattmark, con molte vittime.

Sì, rimasero uccise 88 persone, tra le quali anche lavoratori italiani che stavano realizzando quella diga. Ci sono stati altri eventi, ma non hanno distrutto insediamenti umani o infrastrutture.

Voi siete una squadra che veglia sui ghiacciai. Quanto può aiutare la collaborazione, anche transfrontaliera, per proteggere i ghiacciai e quindi il pianeta?

Noi scambiamo informazioni su argomenti simili con persone dall’Italia, dalla Francia, dalla Germania. Ciò che facciamo è documentare. È importante accrescere la consapevolezza, questo sì, che la scienza non è localizzata solo in un Paese e gli stessi effetti si possono riscontrare e studiare.

La Svizzera è legata alla montagna anche nell’immaginario collettivo. Ma cos’è un ghiacciaio per lei? E quale speranza avete per il loro futuro?

Sì, abbiamo molto turismo che ama la montagna, un tipico fenomeno, un simbolo della Svizzera. E sì, i miei colleghi e io abbiamo una passione per i ghiacciai, certo. Sono intriganti per me, ad esempio i materiali di cui sono composti. Ma c’è di più: la cosa interessante è anche vedere - se inizi a osservarli - come i ghiacciai comportino un continuo cambiamento. Non è solo che perdono massa, ma si muovono costantemente e gentilmente… È come se fossero giganti, mai statici, in perenne evoluzione.

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