
Imprese e Lavoro
Lunedì 05 Dicembre 2022
Delocalizzare? Non è più stagione
Intervista L’analisi di Re4IT: un azienda su quattro torna a rifornirsi solo in Italia. In atto un grande riposizionamento dei mercati, tra Covid e conflitti

Tensioni geopolitiche internazionali, sostenibilità e transizione digitale sono i tre macro-trend (precedenti al Covid) alla base di una possibile riconfigurazione delle catene produttive e commerciali.
In più, a riposizionare le scelte di produzione e di fornitura ci sono alcuni driver specifici d’impresa, quali l’incremento dei costi di produzione e trasporto, che hanno reso meno convenienti i vantaggi della delocalizzazione.
Ma ci sono anche la necessità di ricongiungere attività di ricerca e produzione, l’effetto “Made in”, il ruolo della pandemia e della guerra in Ucraina e quello della politica. Lo afferma un’indagine realizzata fra giugno 2021 e febbraio 2022 dal gruppo di lavoro universitario Re4IT con il centro Studi Confindustria da cui emerge, fra l’altro, che per più ragioni si fa strada soprattutto quel reshoring delle forniture che sta dando al Made in Italy una nuova chance di crescita grazie a clienti italiani ed europei che tornano a rifornirsi “in casa” compensando fra l’altro i maggiori costi della qualità europea con i risparmi sui trasporti e i vantaggi di tempi di consegna più rapidi.
Ne parliamo con Luciano Fratocchi, ordinario di Ingegneria Gestionale all’Università dell’Aquila e coordinatore di Re4IT a cui partecipano Paolo Barbieri, Albachiara Boffelli, Cristina Di Stefano, Stefano Elia e Matteo Kalchschmidt, rispettivamente delle università di Bologna, Bergamo, L’Aquila, Politecnico di Milano e Università di Bergamo.
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