Il reflusso gastroesofageo. Un disturbo pericoloso

La malattia Si calcola che in media ne soffra almeno una persona su tre. Ha decorso benigno, ma in alcuni casi può evolvere in patologie gravi

Il reflusso gastroesofageo di grado moderato-severo interessa circa il 30% della popolazione dei paesi industrializzati, Italia inclusa. Studi recenti indicano che circa un miliardo di persone in tutto il mondo ne soffrono; secondo l’Istituto Superiore di Sanità, almeno una persona su 3 è affetta da questo disturbo in modo intermittente o continuo. Oltre a incidere negativamente sulla qualità di vita, la malattia predispone allo sviluppo di complicanze come l’esofagite e l’esofago di Barrett. Quest’ultimo è associato all’aumentata incidenza del tumore esofageo più comune, ovvero l’adenocarcinoma.

«La malattia è caratterizzata dalla risalita del contenuto acido dallo stomaco all’esofago a causa di un malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore – spiega il professore Luigi Bonavina, responsabile dell’unità di Chirurgia Generale e Centro Esofago dell’Irccs Policlinico San Donato e docente di Chirurgia dell’Università degli studi di Milano, nonché presidente di Aires (Associazione Italiana Ricerche Esofago) - Il reflusso può essere associato alla presenza di un’ernia iatale. Tra i sintomi principali ci sono una percezione di acidità in bocca, bruciore che interessa principalmente la zona dietro lo sterno, e anche rigurgito alimentare soprattutto nel corso della notte». A queste manifestazioni possono associarsi tosse cronica e stizzosa, asma bronchiale, raucedine e dolore toracico che simula l’infarto miocardico. «Bisogna prestare molta attenzione ai sintomi riportati dal paziente in quanto la quota di acido nel corso della giornata e della notte – prosegue il professore – è un indicatore per selezionare quei pazienti che, a seguito di multipli approcci farmacologici, sono destinati alla chirurgia per non rimanere farmaco-dipendenti a vita».

Una diagnosi tempestiva di reflusso, infatti, è fondamentale per scongiurare i rischi della malattia. Se nella maggior parte dei casi la malattia da reflusso gastroesofageo (Mrge) ha un decorso benigno, esistono delle situazioni in cui può evolvere in esofago di Barrett, una condizione che è associata all’aumentata incidenza del carcinoma dell’esofago.

Bisogna anche dire che non sempre i pazienti si rivolgono allo specialista per problemi di reflusso e che molto spesso il sospetto diagnostico viene posto solo a seguito di altre indagini per diverse patologie come la gastrite, la colelitiasi e a l’acalasia. A differenza di quanto si possa pensare, la diagnosi non è sempre semplice. Tra gli esami che possono essere prescritti ci sono la esofago-gastro-duodenoscopia con biopsie, la radiografia del tubo digerente superiore con mezzo di contrasto, la manometria esofagea ad alta risoluzione e la pH-impedenzometria delle 24 ore. Tuttavia, nei pazienti in cui predominano i sintomi extraesofagei o nei quali si evidenzia una minima disfunzione del cardias in assenza di ernia iatale, non sempre questi esami sono sufficienti a confermare la malattia. Ecco perché gli esperti del Centro Esofago di San Donato in passato hanno pubblicato uno studio nel corso del quale sono riusciti a dimostrare come una manovra semplice e rapida, e cioè sollevare le gambe del paziente mentre è sottoposto a manometria esofagea ad alta risoluzione, è in grado di migliorare la capacità di diagnosi della malattia da reflusso. Questo perché il sollevare le gambe permette di aumentare la pressione endo-addominale e mettere così sotto stress i meccanismi di protezione della barriera antireflusso, svelando la malattia.

«Una volta posta la diagnosi – prosegue il professor Bonavina – la terapia solitamente è farmacologica con la prescrizione di inibitori della pompa protonica (omeprazolo e simili) che, se utilizzati nel modo corretto, riescono a contrastare i sintomi della malattia». Un recente studio ha confermato come l’omeprazolo, pur essendo molto efficace a contrastare i sintomi di reflusso, può a sua volta determinare un’alterazione del microbioma e della flora batterica intestinale che è causa di nuovi fastidiosi disturbi digestivi (gonfiore, flatulenza, etc).

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