
Al netto del ricorso presentato dal centrodestra, le elezioni comunali di domenica a Como si conquistano un posto di diritto nella storia politico amministrativa della città. Il centrosinistra è in netto vantaggio.
Da quando esiste l’elezione diretta del sindaco è successo solo un’altra volta nel 2012 quando Mario Lucini espugnò palazzo Cernezzi. All’epoca pesarono la disastrosa esperienza della giunta precedente di centrodestra guidata da Stefano Bruni e le divisioni in quel campo, con le primarie tra Laura Bordoli e Sergio Gaddi vinte dalla prima sostenuta dall’estabilshment dell’allora Popolo della Libertà. Anche questa volta Giordano Molteni, candidato voluto da Fratelli d’Italia, si è trovato l’ingombro delle cose non fatte da parte del suo predecessore, Mario Landriscina. I tentativi di prenderne le distanze non hanno convinto gli elettori che, in parte, hanno fatto una scelta di discontinuità e si sono rivolti ad altre offerte: su tutte quella di Alessandro Rapinese, candidato civico che vede per la prima volta la possibilità di occupare la poltronissima di sindaco.
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