Le Marche, Gaza e Nenni
dimenticato

Il dubbio: hanno votato le “Mar” oppure le “Che” o magari l’astensionismo del 50% nella Regione di Leopardi e Raffaello è stato a macchia di leopardo e a ha portato alle urne solo le “Mrc” o le “Ahe”?

A parte gli scherzi, se sta a casa la metà dei cittadini maggiorenni in un’elezione che non è un ballottaggio tra due candidati rimasti dopo una scrematura al primo turno, ci sarebbe veramente da temere per la salute della democrazia. Che però incontra sempre dottori fuori stanza quando si tratta di formulare una diagnosi e trovare una cura.

Tanto vale allora tentare di entrare nel merito delle urne disertate al di sotto del Rubicone. E scoprire, senza far troppa fatica, che metà dei marchigiani non ha apprezzato l’azione del presidente uscente e rientrante, Francesco Acquaroli, ma neppure ha considerato credibili le alternative proposte. Su tutte quella dell’europarlamentare del Pd ed ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Un problema perciò che riguarda sia i vincitori sia i vinti. Chissà se Giorgia Meloni ed Elly Schlein ne hanno parlato durante il loro viaggio sullo stesso aereo verso un’altra Regione in cui si voterà: la Calabria.

Ma poi va detto che la consultazione marchigiana è stata una delusione. Non solo per chi ha perso e pensava di vincere, ma anche per la mancanza assoluta di quel pathos atteso nell’unica competizione dall’esito non già annunciato. Le altre sembrerebbero già far pensare a un successo di centrodestra in Calabria e soprattutto Veneto, e del centrosinistra in Campania, Puglia e soprattutto Toscana. All’ombra del Conero, invece, la vittoria di Acquaroli si è palesata fin dal primo exit poll. Sarà insomma un 3-3. Se ce l’avesse fatta Ricci, però, per il centrosinistra, più che un 4-2, l’eventuale successo marchigiano sarebbe stato come il mitico piattone aperto con finta di corpo di Gianni Rivera a Città del Messico nel 1970, quando l’Italia aveva superato la Germania 4-3 negli storici tempi supplementari. Le Marche infatti, nei piani del campo largo avrebbero dovuto essere il trampolino da cui tuffarsi per vincere la gara di nuoto nel mare magnum delle politiche 2027. L’eventuale sconfitta avrebbe scompaginato il centrodestra, rovesciando la scacchiera con le pedine per le candidature a Venezia, Napoli Bari e dintorni. Ora invece tutte le caselle sono al proprio posto. In Veneto correrà un leghista, dove probabilmente si perderà saranno immolati nomi civici di area.

Per Elly Schlein, come capita a chi è reduce da una sconfitta c’è il ridotto. Che sarà quello del referendum sulla riforma della magistratura. Purtroppo la segretaria Dem, oltre che dai nemici, rischia di essere incalzata dal fuoco amico della componente riformista del Pd che, sotto le ceneri, cova le perplessità di una linea del partito troppo a sinistra nel tentativo di incalzare gli alleati Cinque Stelle di Giuseppe Conte. Nelle Marche la tattica non si è rivelata vincente. La Regione che per decenni è stata come un campo da tennis, terra rossa, ora sembra aver accolto le bandierine piantate dal centrodestra che la governerà per altri cinque anni. Certo Ricci ha ridotto il gap rispetto al suo predecessore nella sfida ad Acquaroli. Però il Pd ha perso la leadership tra i partiti a vantaggio di FdI, evidentemente non logorata dal potere, per dirla con Giulio Andreotti. E a proposito di “grandi vecchi” della politica, a chi ha esultato per il successo delle manifestazioni pro Gaza nelle Marche a ridosso delle urne, andrebbe ricordata una massima di Pietro Nenni (uno che a causa della damnatio socialista non è nel Pantheon di alcun partito): “Piazze piene, urne vuote”. Non sarebbe stato difficile immaginare che la pur tragica e disperata sorte dei palestinesi non fosse al primo posto nei pensieri dei pur civilissimi marchigiani. Forse nel centrosinistra ci vorrebbe un po’ di grano Salis (l’iniziale maiuscola e il riferimento alla sindaca di Genova non sono puramente casuali). “Ciao, ciao, ciao, ciao, Marche”, per parafrasare Raul Casadei che non stava lontano da lì. E poi anche il povero Ricci era venuto dal mare per la sua campagna elettorale. Come la fantozziana contessa Serbelloni Mazzanti, quella del varo della motonave della mega ditta. “Un po’ più a destra,contessa”, anzi un po’ più al centro, forse…

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