Se “Viva la Campania” lo canterà Giorgia

Vedi Napoli e poi… Gli ultimi sondaggi sulle elezioni regionali di domenica e lunedì 23 e 24 novembre non lasciano scampo in Veneto agli avversari del centrodestra guidato dal leghista Alberto Stefani.Al contrario in Puglia, l’alfiere del centrosinistra, Antonio De Caro, sembra avviato verso una vittoria con percentuali bulgare. E poi… c’è la Campania. E qui le rilevazioni hanno galvanizzato Giorgia Meloni & C. Il loro candidato Edmondo Cirielli di FdI avrebbe infatti ridotto a sei punti lo svantaggio dal pentastellato Roberto Fico. Insomma la Regione, dove i dem e i partiti loro antenati governano da lustri, potrebbe essere diventata contendibile.

Tutto questo nonostante gli sforzi dello stesso Fico per rinunciare all’esame del Dna politico di alcuni candidati e il tentativo di trovare un accordo con l’ex presidente e dominus di quelle terre, Vincenzo De Luca. L’intesa sarebbe raggiunta anche perché il Pd ha assecondato le pretese di quello che la segretaria Elly Schlein aveva inserito tra i “cacicchi” del partito da emarginare. Ma non si sa mai, anche perché, ha svelato Clemente Mastella, altro grande attore di quel proscenio politico, molte truppe di De Luca starebbero marciando verso Forza Italia, dove vanno meno per il sottile nell’esame del profilo dei candidati, specie se portano voti, più di quanto il partito azzurro abbia in Campania (e ne ha). Inoltre qualcuno insinua che la lista civica capeggiata dall’attuale governatore campano a sostegno di Fico potrebbe trasformarsi in un boomerang. Qualche elettore che mal sopporta lo stop al terzo mandato di De Luca da parte del Pd, potrebbe essere indotto al voto disgiunto, votando così Cirielli alla presidenza. E allora, parafrasando Nino Ferrer, cosa succederebbe nel centrosinistra se “Viva la Campania” martedì 25 novembre dovessero cantarla quella del centrodestra? Perché il clima nei principali partiti dell’alleanza avversaria è tutt’altro che idilliaco. Giuseppe Conte, pur confermato alla guida dei Cinque Stelle, nonostante la batosta in Calabria del suo candidato Pasquale Tridico, è stato contestato da Chiara Appendino. L’ex sindaca di Torino, che si è dimessa dall’incarico di vice presidente del movimento, non è proprio l’ultima arrivata. E neppure l’unica che ha delle perplessità, per usare un eufemismo, sulla gestione di chi ha spodestato Beppe Grillo al timone del partito. Nel Pd è tutto un fiorire di correnti non proprio amorevoli nei confronti della leader Elly Schlein, che ha spostato la barra del partito troppo a sinistra. In più ci si è messo anche Romano Prodi, padre putativo dei Dem. L’ex presidente del Consiglio e stato tranchant: non c’è una proposta alternativa per il governo, ha detto. E qualcuno sostiene che starebbe pensando di fondare una nuova forza politica di centro, attingendo anche al Pd, magari assieme, tra gli altri all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Prodi, al di là dell’apparente bonomia, non è uno da avere come nemico perché esercita anche un forte potere attrattivo nell’elettorato dem.

Non fosse altro perché almeno con lui si vinceva. Il Professore è stato l’unico a battere e, due volte, Silvio Berlusconi. Il voto campano perciò potrebbe condizionare non poco il destino dei due capi di Pd e Cinque Stelle. E se dovesse andar male, non è detto che il prossimo avversario di Giorgia Meloni per il governo, alle elezioni del 2027 sia uno di loro.

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