La destra comasca dopo il referendum: «Sconfitta politica per il Pd e la Cgil»

Reazioni FdI: «Assurdi i quesiti proposti. Voto chiaro». La Lega: «Cavalcati della minoranza parlamentare». Gaddi (Forza Italia): «Legittimo non andare alle urne»

Como

Nemmeno in provincia di Como è stato raggiunto il quorum ai referendum, per i quali l’affluenza si è fermata tra il 26 e il 27% sui cinque quesiti - quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza – dopo le votazioni che si sono svolte domenica e ieri.

Non sono mancate le reazioni dal mondo politico comasco e dei sindacati, tra chi si aspettava questo risultato e chi è rimasto deluso.

Così Fratelli d’Italia

«Anche a Como e in provincia i referendum voluti dalla sinistra si sono rivelati un fallimento clamoroso, così come nel resto del Paese – commentano Stefano Molinari, presidente provinciale di Fratelli d’Italia e Alessandro Nardone, coordinatore cittadino - Dovevano essere, nelle parole del segretario del PD Elly Schlein, “l’avviso di sfratto” al Governo Meloni. E invece si sono trasformati in una sonora bocciatura per la sinistra, che – per citare ancora la Schlein – “non li ha visti arrivare”, gli elettori ai seggi».

Per i due esponenti del partito di Giorgia Meloni non vi è alcun dubbio: «I numeri dell’affluenza parlano chiaro: un flop tanto politico quanto economico, visto che l’organizzazione dei referendum ha comportato uno spreco di denaro pubblico che ricadrà sulle spalle di tutti gli italiani. Come se non bastasse, i quesiti proposti erano assurdi: alcuni riguardavano leggi che la stessa sinistra aveva approvato o contribuito a scrivere quando era al Governo, mentre quello per ridurre da 10 a 5 anni il termine per ottenere la cittadinanza italiana, chiedeva di tornare alla legge del 1912: un ritorno al passato che dimostra quanto la sinistra sia fuori dal tempo e dalla realtà. Il messaggio dei cittadini è stato netto: la maggioranza degli italiani – comaschi compresi – sceglie la coerenza e la concretezza del Governo guidato da Giorgia Meloni, e rifiuta l’ipocrisia, le divisioni e le battaglie ideologiche di una sinistra sempre più autoreferenziale».

Così Lega e Forza Italia

«Cavalcata politica della minoranza parlamentare»

«Senza alcuna polemica, senza sminuire la democraticità del voto, i referendum sono stati dall’inizio solo la cavalcata politica della minoranza parlamentare – le parole di Laura Santin, segretario provinciale della Lega -. La Lega di Como non ha fatto campagna per i referendum perché crede e sostiene l’azione del Governo e del parlamento oggi abilitato dal voto dei cittadini ad intervenire e legiferare. Quindi, senza invitare ad andare al lago, in valle o montagna, abbiamo assistito alla scarsa affluenza che alla fine dice tutto. Il fallimento del quorum è una pesante sconfitta per chi pensava di contarsi con un referendum».

«Un referendum - prosegue - che ci sentiamo di definire inutile, con 4 quesiti su 5 inutili in termini di possibilità di azione concreta. Non si gioca con i referendum, con i soldi pubblici, con ideologie e con la pazienza dei cittadini. Il governo sta facendo tanto e, forse, questo mancato raggiungimento del quorum, ci permette di dire sta facendo molto bene».

L’ultimo commento nelle file della maggioranza è di Sergio Gaddi, consigliere regionale comasco di Forza Italia: «È una chiara sconfitta di Pd e Cgil che hanno voluto a tutti i costi politicizzare i quesiti per i quali lo strumento adatto non era certo il referendum. Per questo motivo Forza Italia ha scelto legittimamente di non andare a votare e la decisone è stata non solo l’esercizio più che legittimo di un diritto, ma al tempo stesso una risposta politica, altrettanto legittima, alla sinistra».

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