«Piano casa? A Como prima i servizi»

Il dibattito Il piano a cui sta lavorando il governo potrebbe portare al tessuto urbano soluzioni solamente parziali

Como

Il “piano casa” annunciato dalla premier Giorgia Meloni sul palco del Meeting di Rimini per Como necessiterà di una declinazione speciale. E questo perché il capoluogo è uno dei pochi in Italia dove il consumo di suolo concesso è pari a zero. La scelta va ricondotta a quasi dieci anni fa, quando nel 2016 con una variante del Pgt la giunta guidata dall’allora sindaco Mario Lucini scelse di non consentire edificazioni in aree libere, al fine di favorire la rigenerazione urbana attraverso strumenti di intervento pubblico e incentivando l’housing sociale.

«Qui bonus per l’housing sociale»

I dettagli del “piano casa” non sono ancora noti, ma il progetto, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrà fare fronte a uno dei problemi maggiormente emersi anche sul fronte locale negli ultimi anni: il disagio abitativo. Il dossier è in mano al ministro Matteo Salvini, che ha illustrato le risorse disponibili a metà giugno, durante una riunione con le associazioni di settore.

Si è parlato in quell’occasione di 660 milioni di euro con linee di intervento che comprendono la riorganizzazione del sistema di social housing, nuovi modelli di finanziamento come il partenariato pubblico privato, soluzioni abitative che coniughino edilizia sociale e residenziale e il coinvolgimento del Terzo Settore.«Nel 2016 il Comune di Como ha scelto di fermare il consumo di suolo e puntare invece sulla riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente - spiega l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Lucini, Lorenzo Spallino - E per accelerare i processi di recupero abbiamo fatto sì anche che il Pgt preveda un bonus volumetrico del 10% se si realizzano alloggi in regime di housing sociale. Più che costruire, a Como serve ristrutturare».

Un progetto di edilizia convenzionata ipotizzato allora sulla Ticosa e che avrebbe permesso di fornire a giovani famiglie case in affitto con flessibilità di passaggio ad appartamenti mano a mano più consoni alle loro esigenze all’interno della stessa struttura. Un progetto che, anche se scomparso, per Spallino è ancora simbolo di cosa si possa fare a Como in ambito di politiche abitative. «Ma soprattutto bisogna rendere la città attrattiva - specifica poi - Senza lavoro, quali giovani potrebbero desiderare di venire ad abitarci?».

«Costo della vita esagerato»

Ragionamento sposato dal suo successore, Marco Butti, assessore all’Urbanistica durante la giunta del sindaco Mario Landriscina. «Alcune riqualificazioni sono state fatte, ma molto altro si può fare (in città le case Aler sfitte sono circa 200, ndr) e in questo senso occorrerà guardare al “piano casa” da una prospettiva comasca - spiega, per poi aggiungere - Il tema però è che il costo della vita in città è ormai tale da renderla inappetibile... Bisogna riqualificare, ma soprattutto bisogna offrire maggiori servizi e interrogarsi su quale tipo di funzione vogliamo assegnare alla città».

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