Anziché Forza Italia è franato il terzo polo

Con Berlusconi in ospedale seriamente malato, erano tutti lì a vaticinare lo sfaldamento di Forza Italia. Invece si dissolve il Terzo Polo, poco fortunata creatura della stranissima coppia Calenda-Renzi (in ordine alfabetico), due che si sono già presi e lasciati dai tempi in cui il primo era ministro del secondo. Ma come insegna la legge della farfalla che muove le ali in Cina e scatena un’alluvione a New York le cose si tengono. Torniamo al Cavaliere infermo.

Detto che sul corpo del leader c’è una letteratura che si spreca, abbiamo letto cose che voi umani… Da un lato gli organi di informazione fiancheggiatori narravano di un leader che, dalla terapia intensiva, telefonava agli alleati, lavorava, gestiva il partito e ancora un po’ falciava a torso nudo l’erba dei vialetti dell’ospedale San Raffaele. Dall’altra la stampa avversa all’ex premier e in generale alla maggioranza di governo, che lo dava già in lista per la sepoltura con interviste a illustri medici che manco avevano visto la cartella clinica, ma pronosticavano una rapida fine e comunque l’impossibilità di fare politica. Questa magari può essere l’unica verità. È chiaro che Berlusconi, già minato nel fisico, ha visto aggravarsi il suo principale male, la leucemia di cui non era trapelato nulla finora ma che lo affligge da almeno un paio d’anni, e, con ogni probabilità, se dovesse uscire dall’ospedale com’è auspicabile, non potrà più mettere le proprie energie nell’attività di partito e parlamentare. E questo avrà un effetto che suscita già timori e speranze. Perché buona parte dei voti di Forza Italia sono soprattutto patrimonio personale del Cavaliere e magari non del tutto del centrodestra. Giorgia Meloni teme un’opa della Lega su questi consensi e/o parlamentari che renderebbero il movimento di Salvini in grado di fare la voce grossa in un’alleanza che, come dimostrano le nomine negli enti pubblici, il premier vorrebbe dominare. Ma la situazione degli azzurri crea fibrillazioni anche al centro che spera di intercettare la componente moderata e aumentare il proprio potere contrattuale. Per il presidente del Consiglio rischia di nascere un problema anche a livello europeo poiché Forza Italia era il ponte che collegava il governo alla famiglia del Ppe.

Mire che accomunano Calenda e Renzi che, forse, non vogliono dividere la posta con l’altro. Da qui forse la decisione di separare le strade che magari non sono mai state così unite, come molti elettori hanno capito: lo dimostra lo scarso appeal di una forza politica molto ambiziosa e dalle ottime potenzialità finora mai espresse.

Ammesso e non concesso che, nel nostro attuale assetto politico, ci sia spazio per un centro autonomo, inteso come riferimento per gli elettori moderati, questo è sempre stato rappresentato in gran parte e certo con maggior longevità, dalla berlusconiana Forza Italia che, fin dalla sua fondazione, ha scelto l’alleanza con la destra in contrapposizione alla sinistra. Adesso però, con l’anziano leader non più in grado di guidare il movimento, può davvero accadere di tutto. La creatura azzurra di Berlusconi aveva raccolto l’eredità delle forze del pentapartito, dal Psi al Pli passando per la Dc. Ora questi voti potrebbero essere considerati in libera uscita, perché è davvero difficile immaginare Forza Italia senza il Cavaliere. Ma non è detto che siano le forze che compongono o componevano il terzo polo a beneficiarne. Lo vedremo presto, in parte alle prossime amministrative di metà maggio, ma soprattutto alle elezioni europee del prossimo anno.

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