La comica finale
di palazzo Cernezzi

Si dirà: sono ragazzi. Del resto, un presidente del consiglio comunale che sta in carica meno di due mesi cosa volete che sia? Bazzecole, pinzillacchere, avrebbe detto Totò. Con buona pace del senso delle istituzioni di ci tanti si riempiono la bocca.

La vicenda, per chi ne fosse ignaro, è quella della scelta di Elena Maspero, esponente della lista “Insieme” che sostiene il sindaco Mario Landriscina, alla guida dell’assemblea di palazzo Cernezzi, sulla poltrona liberata da Anna Veronelli dopo la sua uscita da Forza Italia. L’idea della maggioranza era di mantenere il posto in quota azzurra con l’elezione di Enrico Cenetiempo. Invece è passata una quota rosa, nel senso di genere, dopo una serie infinita di fumate nere e con il contributo determinante di una gongolante minoranza. Che, subito dopo, ha dimostrato, per chi non l’avesse capito, di tenere in mano il pallino lasciando la seduta che si è chiusa per mancanza di numero legale. Due piccioni con una fava per l’opposizione di palazzo Cernezzi. All’ordine del giorno c’era infatti, nientepopodimenoche il piano del traffico, misura contestata di chi non siede sui banchi della maggioranza. Quali che siano, con certezza, questi ultimi non è dato sapere, visto che, gli schiaffoni volati nel centrodestra comasco sull’elezione del presidente del consiglio comunale sono solo gli ultimi di una serie tale da rievocare quelli incassati in tanti Caroselli degli anni ’60 da Gianni Zullo del gruppo del Brutos.

Almeno loro facevano ridere. L’amministrazione comunale, in questi cinque anni che grazie al cielo e alle norme vigenti sta arrivando al capolinea, ha fatto perlopiù piangere una città che di lacrime ne aveva già comunque versate abbastanza. Definire fallimentare il bilancio delle cose fatte nel mandato di Mario Landriscina, uno dei rari casi di sindaco non ricandidato e ci sarà pure un perché, sarebbe un eufemismo. Cosa resterà nella memoria dei comaschi di questa tornata? Boh… Un paio di rotonde, qualche lavoro pubblico dovuto all’entrata in corsa dell’assessore Pierangelo Gervasoni e tutto il resto è noia. O niente se preferite.

Non fosse per i pianti, quella sul successore di Anna Veronelli potrebbe essere la comica finale, ma potrebbero arrivarne altre da qui ai titoli di coda, di questa amministrazione. E resta da vedere come peserà questa situazione in un centrodestra che già a livello nazionale viaggia a ditate negli occhi tra i due principali partiti, Fratelli d’Italia e Lega, e in ambito locale dà in buona parte segnali quantomeno di ignavia nei confronti del suo candidato sindaco, Giordano Molteni, che non sembra scaldare il cuore di Carroccio e Forza Italia ed è sostenuto, giocoforza, da chi l’ha proposto o imposto dal livello nazionale, cioè il movimento guidato da Giorgia Meloni. Insomma, dalle parti dell’opposizione sembrano calare quintali di grasso. E se non cambierà il timbro della campagna elettorale, i nodi irrisolti dall’amministrazione uscente rischiano di diventare troppo tosti per il pettine degli elettori di centrodestra che potrebbero decidere di migrare altrove, magari dalle parti della lista di Alessandro Rapinese che ha già le braccia spalancate per accoglierli, ma anche verso altri lidi, visto che la compagine che sostiene Barbara Minghetti fa di tutto per mostrare anche un volto moderato. Ripudiare Landriscina, insomma, potrebbe non bastare a una coalizione il cui slogan sembra essere quello di Nanni Moretti in “Bianca”: “Continuiamo così, facciamoci del male”. Il problema è che finché si governa(?), lo si fa anche alla città.

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